La scuola

L’incessante desiderio di guidare la mtb come la moto, mi portò verso la fine del 1999 ad accarezzare il sogno di avere una full, ma ero completamente digiuno sull’argomento e poi dovevo superare l’ostacolo più importante, rappresentato dal prezzo di acquisto. A dire il vero, anche la quasi totalità dei rivenditori che avevo contattato non dimostrava molta competenza in materia, anzi direi che dava sfoggio solo di preconcetti e radicalismi filo bdc. Quindi, dopo essermi documentato un po’ e dietro il consiglio di un amico, mi recai nel negozio Longoni di Cinisello, dove un gentilissimo e paziente Gianluca Bonanomi (si proprio lui, il grande “Bona”), mi mostrò quella che da li a qualche mese (più precisamente per il mio 41°compleanno) sarebbe diventata la mia prima full, una Specialized StumpJumper FSR XC (che nome interminabile !).
A questo punto devo fare una riflessione, perché ricordo benissimo le terribili sensazioni di guida che provai al primo approccio: mi pareva di cappottare in ogni momento, l’enorme reattività e la inconsueta leggerezza, mi costringevano ad una guida costantemente attenta e calcolata, per niente rilassante. Insomma, ero davvero deluso. Eppure quello era né più né meno il comportamento della moto, con i suoi continui trasferimenti di carico, dovuti al comprimersi e all’estendersi delle sospensioni. Mancava solo l’acceleratore…… e qualche chilo di zavorra.
Ma, c’è sempre un “ma”, perché solo affrontando i grandi cambiamenti si può migliorare e i cambiamenti costano sacrifici, fatica e stress !
“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose […]” (Albert Einstein).
Così, tra un infortunio e l’altro, tra pedali flat e poi clipless, e poi ancora flat. Ripetendo continuamente i passaggi più impegnativi, andandoli a scovare di proposito, anche sui sentieri più banali, iniziavo ad imparare realmente qualcosa sulla conduzione di una mtb. Per me quella è stata una vera “nave scuola” e tutt’oggi la riprendo di tanto in tanto per rispolverare quella guida leggera, pulita e precisa che richiede una bike con geometrie così sensibili ai cambiamenti del terreno e all’azione del biker.
Dopo alcuni anni però la mia guida iniziò ad essere un po’ troppo aggressiva per cerchi, raggi e sospensioni (tutti dimensionati e pensati per il cross country) e parallelamente aumentava il rischio di farsi male. Ormai iniziavo a sentire il bisogno di lasciarmi un po’ andare e così pensai che forse potevo fare un ulteriore passo in avanti, verso quello che allora era l’unico step prima del freeride, e cioè l’All Mountain.
2000-2006 Specy (2)