Un amore impossibile

Quando ripenso alla mia esperienza con la Slash, mi vengono in mente certe storie di amori impossibili, come quelle raccontate nei film.
La prima volta che ho visto la Trek Slash (esattamente la 7), stavo tornando in auto da una gita fuori porta e mi sono fermato tanto per dare un’occhiata ad un nuovo negozio di bici.
Ricordo che mi ha colpito subito, direi quasi nel vero senso della parola, visto che nel tentativo di guardarla meglio, ho urtato la fronte contro la vetrata del negozio stesso.
Niente di grave, a parte l’imbarazzo.
Chissà, forse un segnale premonitore, quasi ad avvisarmi che quell’oggetto del desiderio, avrebbe potuto ferirmi, soprattutto nell’orgoglio.
Le sue forme, le geometrie molto “gravity” e quel particolare blu, trovavo davvero tutto molto intrigante.
Immaginavo già che sarebbe stato un ulteriore e coerente step per il mio modo di concepire la mtb: XC, All mountain, Enduro.
Una naturale evoluzione, per chi arriva come me dall’enduro in moto.
Qualcuno poi me ne aveva parlato come di un mezzo dal comportamento tipicamente “plush”, con i suoi 160 mm di escursione, proprio quello che desideravo.
Purtroppo la realtà si sarebbe dimostrata molto diversa dal mio immaginario.
Come ho scritto negli articoli sulle mie precedenti mtb, la prima impressione per me non è stata mai “quella che conta”. Anzi, esattamente il contrario.
Quando ho messo in atto un cambiamento radicale (per esempio nel passare da una rigida a una full XC e poi ancora ad una full AM), il primo approccio mi ha sempre preoccupato e lasciato un po’ disorientato.
Aggiungo adesso, con il senno di poi, che è giusto così. Altrimenti che cambiamento sarebbe ?

Tornando alla mancanza di feeling con la Slash, in realtà non ho mai capito cosa realmente non funzionasse tra noi, ma sicuramente riguardava solo me e non certo lei.
Ho chiesto aiuto a tutti, nella migliore tradizione Wile, addirittura ad un famoso biker e giornalista, ma ovviamente non potevo aspettarmi una ricetta magica, che risolvesse d’incanto i miei problemi.

In pratica, la prima brutta sensazione, quella che mi aveva condizionato già dai primi metri di sentiero, arrivava dalle forti vibrazioni sul manubrio. Certe volte mi sembrava di impugnare un piccolo martello demolitore. Riuscivo ad avvertire ogni singola asperità del terreno. Questo fatto mi innervosiva parecchio, perché annullava il piacere della guida e ancora peggio, mi distraeva nei passaggi tecnici, costringendomi spesso a rinunciare a qualche piccolo drop o salto (tutta roba molto modesta, alla mia portata), perché la bike si scomponeva o sobbalzava proprio nel momento meno opportuno.
Ne ho provate di tutte. Sono arrivato addirittura a far controllare accuratamente la tensione dei raggi. Roba che quasi nemmeno un biker pro !
Niente da fare…

Un altro aspetto per me molto deludente era la scarsa propensione al “gioco”: io amo spostarmi continuamente a destra e sinistra sul sentiero, alla ricerca di pietre affioranti, radici e qualunque cosa mi offra lo spunto per agire, divertendomi. Non scelgo mai la linea più scorrevole e battuta da tutti.
Con lei non ci riuscivo, la sua naturale propensione a “passare oltre”, soprattutto a velocità elevata, mi toglievano il gusto della guida.
Voleva condurre lei le danze, ma quel tipo di ballo non mi piaceva.
Per avere un preciso termine di paragone con la precedente bike (Kona Dawg), in quel periodo di affiatamento, cercavo di fare solo sentieri che conoscevo molto bene.
Nulla era migliorato nella guida, anzi qualcosa era addirittura peggiorato.
Pensavo e speravo che qualcosa prima o poi sarebbe cambiato, che forse dovevo prima rodarla correttamente, ma l’infatuazione si stava ormai attenuando.
Il sospetto si era insinuato tra noi e, nonostante mi dicessi “andrà meglio la prossima volta”, tornavo dalle mie uscite quasi sempre deluso, se non addirittura arrabbiato.
Dopo circa un anno di inutili tentativi, sono arrivato alla triste conclusione che non eravamo fatti l’uno per l’altra e l’unica via possibile, per il bene di entrambi (a parte del mio portafoglio)…………..era lasciarsi.
Cosa ho imparato da questa esperienza ?
Forse che non so guidare una mtb !
Può darsi, ma mi pare un modo troppo sbrigativo per sistemare la questione.

In primo luogo, ho avuto la conferma che acquistare una mtb è quasi sempre un salto nel buio. Pensare di fare una prova “seria” prima dell’acquisto è pura utopia. Basti pensare ad alcune importanti aziende che vendono solo on line.
Nonostante questo, fino a quel momento (salvo la Inspired, che però non è una classica mtb) ero riuscito a centrare sempre l’obiettivo.
Poi forse dovrei fare autocritica, perché avrei potuto imparare un diverso modo di guidare o più semplicemente, comprendere i miei errori.
Ma alla fine, a quale scopo ?
Ecco, proprio a quest’ultima domanda non ho trovato una risposta convincente.
Al contrario, mi è stato di aiuto un vecchio insegnamento, appreso ai tempi dei corsi per venditore nella G.D.O.: la vecchia e cara formula C.V.B..
In altre parole, certe Caratteristiche, portano degli indubbi Vantaggi, ma non è detto che siano Benefici per chiunque, perché il beneficio è appunto specifico e personale e io, di benefici, non avevo trovati.

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