S. Barbara – S. Alberto – Pontida

Forse la mia preferita, perché è la prima che ho fatto tanti anni fa e perché è davvero molto completa. Alcuni passaggi sono tecnici, talvolta anche impegnativi, soprattutto con il fondo leggermente umido o peggio proprio bagnato. Si alternano anche brevi “strappi in salita” e tratti pianeggianti in cui rilanciare (volendo).
Si parte dal muretto di fronte alla chiesa e il sentiero inizia subito con un tratto ripido e dissestato. Poco dopo si giunge sulla carrabile che portava verso lo scollinamento della teleferica. Adesso l’impianto è stato completamente rimosso, ma è rimasto il capanno di un cacciatore, che molti dicono sia poco tollerante. In ogni caso c’è una catena ad evitare di infastidirlo, anche solo accidentalmente.
Si scende quindi dalla carrabile svoltando a sx prima della catena stessa. Con una esse tecnica ci si porta sul sentiero che scorre parallelamente a valle. Appena vedete lo sbancamento della teleferica alla vostra destra, scalate rapporto e tirate su la sella, per una breve ma impegnativa risalita (ne ho visti cadere più di uno, in questo improvviso cambio di ritmo e pendenza). Il sentiero in seguito si snoda sul crinale con curve e brevi passaggi su pietre sporgenti. Tutte opportunità per inventarsi qualcosa.
Io cerco sempre di saltare, ma si deve fare attenzione a non atterrare sulle pietre stesse, perché la probabilità di pizzicare è molto elevata.
Poco prima del Roccolo si trovano una serie di tornanti, al termine dei quali è possibile scegliere tra due possibili varianti: una dritta davanti a noi, che inizia tra pietre sporgenti e prosegue con una stretta e ripida curva a dx. Piuttosto insidiosa con il terreno bagnato. Conviene mantenere una traiettoria interna, altrimenti si rischia di non riuscire a girare.
In ogni caso alla peggio si finisce nel bosco !
La seconda invece è più a monte, subito a dx dopo i tornanti citati sopra. Una volta presentava un gradone molto insidioso, ma adesso io e Enrico abbiamo provato ad addolcirlo, depositandoci sotto delle grosse pietre. Non è comunque da prendere a cuor leggero.
Dal Roccolo (detto anche Lurì o Lurino) si giunge con una carrabile al successivo capanno dal quale parte la sessione guidata. Questo sentiero è veramente divertente, curve, contro curve, radici, piccoli canali, pietre sporgenti. Tutti spot che consentono di saltellare qua e là come una cavalletta (quando la visuale è completamente libera). Nella mia versione ho voluto fare una digressione fino al Colle di Montalbano. Prima di tutto per evitare di fare un brutto dietro front, al termine della sequenza di gradini, in località Le Mazze e poi perché amo fare quel tratto in ambo i sensi di marcia.
Ritornati alle Mazze si prosegue con un tratto pianeggiante, per poi ripartire in leggera discesa. Potrebbe apparire come un normale single track, ma ricordatevi che niente è banale, se lo si interpreta al meglio…….
Un altro passaggio interessante, anche se molto breve, è costituito da due canali affiancati, caratterizzati dal fondo pietroso, prima di S. Alberto.
Eccoci arrivati finalmente al luogo che da il nome a tutto il trail.

pietra S.Alberto

“Si dice che un giorno Alberto si sia steso su questa grande pietra a riposare. Al contatto con il suo corpo, immediatamente la dura roccia si fece miracolosamente morbida modellandosi attorno alle forme del Santo, per renderne più confortevole il riposo. Ancora oggi, la devozione popolare vuole che questa pietra abbia “proprietà taumaturgiche”, guarendo in particolare i dolori alla schiena di chi, con fede, si sdraia su di essa.”
Si riparte e poco dopo si deve affrontare un breve strappo in salita, che la prima volta obbliga quasi sempre a scendere, se non si è velocissimi a cambiare rapporto e assetto sulla bike. Arrivati in cima, ci si trova letteralmente su una specie di “roll in” naturale, ideale per tuffarsi di nuovo in questo divertente sentiero.
Arrivati in prossimità di un ruscello, raccomando vivamente di stare sull’esterno della curva e poi tenere ancora la sinistra, di fianco al muretto (fino a quando non crollerà, viste le condizioni in cui si trova). Questo suggerimento non solo per evitare il canale a destra, ma per non compromettere ulteriormente la tenuta del ciglio, ormai ridotto a poche decine di centimetri, a causa delle piene e del continuo passaggio di bike (con e senza motore).
Preparatevi, perché adesso sta per iniziare una pietraia davvero bella, che può essere interpretata in modi molto diversi. Ogni volta che la faccio mi verrebbe voglia di rifarla subito, per provare un altro passaggio o un’altra velocità, ma spingere per tutta la salita a ritroso è una bella fatica e desisto !
Se verso la fine ne avete avuto abbastanza e non volete farvi una serie di insidiose rocce sporgenti e trasversali, trovate sulla destra un sentiero parallelo, dal fondo più XC.
Da qui inizia una carrabile, con un rettilineo e una prima curva a dx che si potrebbe fare in wall ride, ma la paura di incrociare qualcuno suggerisce prudenza e così di solito riesco a salire di poco sul ciglio, ma basta avere un compagno che fa da “palo” e ci si può provare.
Arrivati alle case si scende a sx, di fianco a quella diroccata. Si tratta di una breve pietraia con fondo smosso e la vegetazione che in certe stagioni forma un tunnel, al termine si sbuca sulla salita di Pontida.
Attenzione !
Una volta il “S. Alberto” per me finiva qui, ma adesso non più, da quando Claudio mi ha segnalato un tratto davvero interessante.
Alzate la sella e se avete l’integrale (l’osteggiato integrale) toglietelo, perché l’unico inconveniente è quello di dover risalire per un breve tratto, fino al primo tornante a sx, quello che adesso è cementato. Poco prima la carrabile si allarga sulla destra e sotto si scorge una enorme frana. Il tratto finale inizia da li, partendo tra la strada e un grande albero (occhio alle radici sporgenti in mezzo all’erba) oppure a destra dello stesso. Si scende in contro pendenza sulla frana, direzione ovest e ci si immette in un sentiero divertente, anche se è circondato da rovi che cercano in ogni modo di attraversarlo. Io li ho tagliati più volte. Adesso tocca a voi passarci !
Alla fine, poco prima di trovare il finale del GEP, c’è un brevissimo ripidone, da non sottovalutare con il bagnato, perché al termine di solito ci sono dei canali scavati dall’acqua e la forcella ci si insacca che è un “piacere”.

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