Pedali flat

La scelta del tipo di pedali da adottare sulla propria mtb è un altro degli argomenti in grado di accendere discussioni infinite. Se si esclude l’utilizzo agonistico, per il quale è quasi d’obbligo essere “agganciati” (ma volendo vedere, anche qui si registrano alcune eccezioni, come Sam Hill nella DH), credo che si tratti esclusivamente di una scelta personale.
Di sicuro ho visto delle brutte cadute innescate proprio dai clipless e mai nessuna a causa dei flat, e questo per me basterebbe.
Inoltre, quando con la Specialized ho provato ad usare i clipless, non mi sono mai trovato bene. Non si tratta solo della possibilità di sganciarsi rapidamente e in qualunque situazione (molto difficile per esempio quando si sta spingendo in salita), ma proprio della sensazione di scarsa libertà.
Per questo motivo, ad un certo punto ho cominciato a pensare come avrei voluto che fossero i miei pedali ed essendo completamente digiuno in materia, ho messo mano ad uno dei miei esperimenti.
Si tratta di una elaborazione banale, probabilmente inutile, che adesso mi fa quasi sorridere, ma che dal punto di vista strettamente progettuale e della realizzazione pratica non è stata poi così semplice.
Volevo provare qualcosa di “very entry level”, che fosse meno aggressivo della versione con i temibili “pin”, ma al tempo stesso con un’ ampia superficie di appoggio, un ottimo scarico del fango e discreto grip.
Bisogna pensare anche che a quei tempi non affrontavo percorsi molto tecnici, tanto meno con un’andatura “brillante” e quindi il rischio di perdere l’appoggio era abbastanza limitato, forse capitava qualche volta in salita, ma solo in condizioni molto particolari.
Ho trovato non so dove un paio di minuscoli VP
VP
e mi sono chiesto come sarebbero stati se avessi raddoppiato la gabbia perimetrale, aggiungendone una più esterna.
Uno dei problemi da risolvere era dato dal disassamento della gabbietta rispetto al perno del pedale. In altre parole, su uno dei due lati la scarpa appoggiava direttamente anche sul corpo del pedale, mentre sull’altro solo sulla gabbietta.
Quindi avrei dovuto rifare ex novo anche quella preesistente e con i fori delle viti spostati.
La seconda era composta invece da due parti, fissate al pedale mediante 6 distanziatori in nylon realizzati al tornio.
Tutta la dentellatura l’avevo ricavata a mano con delle limette e ricordo che mi preoccupavo addirittura di non farla troppo mordente !
Alla fine il risultato era decente e così li ho utilizzati per molto tempo. Anzi, ci ho fatto anche il corso accompagnatore, sebbene gli istruttori non li vedessero di buon occhio.
Ovviamente, dopo poco tempo, sono diventati pedali “da passeggio” e ho montato sulla mia Kona un bel paio di DMR V12.
Quando però dopo molti anni ho acquistato la Inspired Fourplay,con una certa meraviglia e un po’ di compiacimento, ho trovato montati un paio di Echo VP black, proprio con la stessa conformazione.
Segno che la mia idea non era stata poi così banale, anche se la destinazione d’uso non era proprio la stessa.
pedali modificati