Le discese

Non ci sono salite pedalabili che non si possano percorrere anche in discesa. Vale invece il contrario e questi sono i trail più belli (GEP, Crocione, parte del Kompressor, Muschio, Michel, ecc), ma così potrebbe suonare troppo restrittivo. Cosa ne facciamo di quelle discese che magari abbiamo percorso poco prima in salita ?
Scusate se la prendo da lontano, ma sono qui per buttare giù tutto quello che mi passa per la mente.
La discesa non è solo percorrere un sentiero dall’alto verso il basso, perdendo progressivamente quota, ma saper sfruttare al meglio l’energia potenziale acquisita, trasformandola in energia cinetica e imparando a rinnovarla continuamente, con il massimo rendimento.
Un po’ come si fa nelle pump track, dove sembra essere mossi da una sorta di moto perpetuo.
Troppo scientifico ?
Proviamo un approccio più pratico.
La discesa è il momento della creatività, del divertimento, dell’opportunità di sfruttare ogni singola asperità del terreno per sperimentare situazioni di guida e quindi emozioni diverse e particolari. Cadute escluse !
Una carrabile piatta e ghiaiosa non riveste quindi carattere di particolare interesse, sarebbe solo un vero spreco di tempo e di “energia”.
Insomma, come ebbe a dire qualcuno: “saprò se è valsa la pena fare una determinata salita, solo quando avrò terminato la relativa discesa”.
Nasce così la mia classificazione delle “discese”.
Dal mio punto di vista sarebbe più corretto chiamarle “prove speciali”, non tanto per un fatto di velocità, perché ognuno ha la propria e poi i sentieri aperti agli escursionisti a piedi richiedono necessariamente una certa moderazione, almeno in alcuni tratti, ma più che altro per la possibilità di guidare sul tecnico nel migliore dei modi, cercando quello che in gergo si dice un flow riding.